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Bologna digitale al Salone del libro

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perdisa«"Primavera digitale", certo! Poi però mi chiedono 180 euro per connettermi alla rete wifi». Fa dell’ironia sullo slogan del Salone del libro, Marco Nardini di La linea, la più giovane delle case editrici bolognesi. Se il tema digitale è centrale a Torino, qualche problema resta. E se in qualche modo si è superato il dibattito stantio analogico vs. digitale, o ebook vs. libro cartaceo, e quasi tutti hanno capito che si tratta di due oggetti diversi, con strade non in contrapposizione, ci sono ancora molti nodi da affrontare. «C’è un nuovo pacchetto di competenze che vanno acquisite», dice Giulio Blasi di Media Library on line. E gli editori bolognesi, piccoli o grandi, non si tirano indietro.

Quasi tutti sono presenti nelle librerie on line coi loro testi in formato epub o pdf. Ma il problema non è questo. È una questione di strategie. Pendragon, ad esempio, da tre anni è su Simplicissimus con oltre 100 titoli, tra cui i recenti Ci meritiamo tutto di Danilo Masotti e L’amore svenuto di Luciano Manzalini, ma ora stanno ragionando sul come fare promozione. Odoya sta ancora studiando la situazione, mentre La linea pubblica anche in formato epub tramite Bookrepublic, con prezzi controllati: «Belfondo di Jenn Díaz costa 13 €, l’ebook 5,99».

La politica dei prezzi è un elemento importante. Perdisa presenta qui a Torino la collana ePop, con racconti di 40-50mila battute in formato epub venduti su tutte le librerie on line. Il primo è Tanatosi di Antonio Paolacci, poi toccherà a Stefano Domenichini e Sasha Naspini, con uscite mensili da settembre. «L’idea – dice Paolacci, editore-scrittore – è aggirare gli intermediari», e se gli chiedi della pirateria risponde: «il prezzo è basso, 2,90 €, e comunque la pirateria ci fa conoscere. Navighiamo a vista, ma ci siamo accorti che quest’anno i download dei nostri libri sono raddoppiati, e da gennaio Il cameriere di Borges di Fabio Bussotti è quasi a quota cento copie».

gnok

Chi invece a Bologna, dal 2010, fa editoria solo digitale è Simone Bedetti, ovvero Area 51, che qui a Torino presenta in anteprima Gnok invaders, videogame con Gene Gnocchi come protagonista. Quindi non solo testi di narrativa o saggistica, tra scrittura verbale, immagini statiche e dinamiche, suoni e audiobook. «Io esploro – spiega – Questa è la vera scommessa. Bisogna parlare di evoluzione, non di rivoluzione, del lettore in rapporto con se stesso. Sta a te lettore attivarti per imparare a usare strumenti nuovi e a non dare nulla per scontato. E l’editore capace cerca una rete di collaboratori validi e dà il meglio ai suoi lettori: è un marchio di garanzia».

Come il Mulino, che opera distinguendo: «il digitale non è un blocco indistinto – dice Andrea Angiolini – È un supporto o un formato che dà opportunità diverse per lettori e contesti diversi». È che il digitale per l’editoria non è solo l’ebook, e bisogna ragionare in termini di “piattaforme”: «se l’editore va nel digitale ti deve dare qualcosa di più: si ragiona per pubblici di riferimento. Per la ricerca accademica, dal 2002 con “Rivisteweb” abbiamo portato in rete le nostre riviste dal 1997. Con “Darwinbooks” offriamo uno spazio di servizio per studenti e studiosi, con la possibilità, ad esempio, di selezionare porzioni di testo, copiarle e incollarle nel tuo paper, avendo in automatico la citazione. Poi abbiamo anche gli ebook pensati per il lettore generalista, interfacciati con le librerie on line, come la collana “Farsi un’idea”. Ora ci confronteremo con la manualistica. A luglio presenteremo “Pandora campus”, piattaforma di elearning avanzata, con testo, servizi per studenti e docenti, integrati con tutoring e altro».

E i prezzi? «Per “Farsi un’idea” siamo partiti con -40% del prezzo del cartaceo. Ora più verso il -30%, ma sperimentiamo, con prezzi aggressivi per brevi periodi. Non vogliamo che l’ebook venga percepito come qualcosa che vale meno. Non ci inseriamo i Drm perché vogliamo favorire chi acquista legalmente. Siamo in terre ancora in larga parte incognite, costruiamo piani strategici per ripensarci come editori, nel cui profilo ormai il digitale è parte integrante, e non abbiamo paura della sfida. Ci chiediamo: come facciamo i libri oggi? Serve progettare a monte contenuti multicanale digitali».


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