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A piedi o in bicicletta, lontano da Jack Frusciante

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brizziTante volte la bicicletta è stata metafora della vita, per situazioni individuali e collettive, come nei capitoli di Andare in piedi sui pedali (Mondadori) di Enrico Brizzi, con storie di vita in cui la bicicletta è centrale. Al Salone del libro di Torino ne parla col giornalista Leonardo Bizzarro, parlando di sé, della sua storia di scrittore, di come è arrivato qui, a 20 anni da Jack Frusciante è uscito dal gruppo. E per Brizzi non c'è dubbio: "con quel libro ho chiuso".

È una storia che comincia ai tempi della scuola, quando "in pochi mesi da studente preoccupato per la maturità (esisterà una vita dopo?) divento un ragazzo a cui viene chiesto 'ma voi giovani cosa pensate di...', e mi trovo al bivio: diventare uno scrittore o una persona famosa?" Arrivano proposte da giurato per miss Italia e di "una linea scolastica con il vecchio Alex sugli astucci". Solo poco prima era un ragazzo con la passione per la scrittura, "con un racconto di fantascienza copiato da un film che pensavo di aver visto solo io: Blade Runner". Lo spedisce in giro, poi risponde un editore, un talent scout, Transeuropa, "una porta tra scrittura di base e grande editoria. Il libro di Silvia Ballestra che ci passavano tra studenti, a scuola, in un attimo era passato da quel piccolo editore al più grande editore italiano, Mondadori". Ma l'editore Massimo Canalini non è entusiasta del Blade Runner reloaded, non vuole pubblicarlo. "Mi dice: perché scrivi di questo futuro di battaglie interstellari di cui non sai nulla? Andrai a scuola, suoni in una band, avrai una ragazza che non ti corrisponde, parla di quello, sono cose importanti se raccontate con sincerità".

Comincia una nuova fase, ogni sabato pomeriggio va dell'editore ad Ancona, a una scuola di scrittura con altri ragazzi da tutta Italia, leggono quel che scrivono e vengono giudicati da persone competenti. Poi esce il libro, stravende, "e Canalini mi dice che vendiamo a un editore più grande perché non ci stiamo più dentro. In un attimo incontravo Andrea de Carlo, passavo un pomeriggio a parlare di paratassi, cosa per me memorabile, per lui forse meno. Poi divento con Del Giudice finalista al Campiello..." Un sogno o una condanna? "Tutti pensavano che avrei continuato a scrivere caste storie d'amore, mi chiamavano la Liala dei ventenni", ma la sua discoteca era piena di band "dal grande esordio poi ripetitivi. Potevo raccontare quelle cose per qualche altro libro, e accettare la sceneggiatura per Jack Frusciante 2, col ritorno dall'America. Ma ho avuto paura"

Nasce così l'esigenza di pubblicare altro. "Bastogne parla di droghe e ambienti violenti, per l'editore è pericoloso, ma mi serviva: per non essere imbalsamato ancora prima di vivere". Ed è stata la scelta giusta, secondo Brizzi: "e lo dico dopo 20 anni di storie più o meno note, e dal 2005 con i romanzi ispirati ai viaggi a piedi fatti nella vita reale, con l'idea di provare a rallentare e vedere una vita diversa, non reperibile né competitiva. Dopo aver raccontato un'Italia alternativa con Mussolini che non è morto. Ho fatto bene a non scrivere quella sceneggiatura. Sono sopravvissuto a tanti cambiamenti, e racconto senza paura di ripetermi".


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