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Il tragicomico Benni e le sue eroine al Salone del libro

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20140508_183623Alla fine due ragazzi gli pongono due domande simili, non facili, ma Stefano Benni non si sottrae. Gli chiedono, citando Le luci della centrale elettrica, se non c'è alternativa al futuro, e se si nasce o si diventa eroine come la sua Pantera (protagonista di Pantera, Feltrinelli). Benni ci pensa un attimo e risponde: "le eroine dei due racconti del mio libro non vogliono un futuro che sia come il passato, triste, e per questo combattono. Chiamiamo destino gli eventi che provochiamo nella vita, non è qualcosa che sta su di noi e ci distrugge. Il destino sono le pagine che scriviamo noi, per cui ci sono tanti futuri, tra i quali alcuni possibili, tra tanti negativi. Ed eroine si diventa, nessuno nasce su un cavallo e con la spada. Dobbiamo imparare a costruire e seguire i nostri sogni, combattendo. Bisogna opporre al verbo dovere che gli adulti usano coi giovani, tu devi, il verbo potere, io posso, come libertà contro l'imposizione. 'Forse io posso...' esprime un'energia molto più forte di 'io devo'."

Con il suo editor Alberto Rollo parla a una sala piena di suoi affezionati lettori al Salone del libro, e racconta la sua ultima fatica, due racconti su "due donne che non accettano le regole del gioco". Il primo è una discesa in una sala biliardi, "un mondo di leggenda - dice Rollo - forse all'inizio degli anni 60, in cui a dei giocatori con la stecca in mano accade la sfida col destino. E appare una donna, Pantera". È appunto l'eroina, una donna che "è andata a cercare il destino, il riscatto, e va nel posto più maschile che c'è, per diventarne la dea. E ci riesce. Tutti se ne innamorano. Non sa quale sia il suo destino, come gli dei, e ne avrà uno diverso da come si può pensare all'inizio", ma intanto fin dal suo arrivo tutti se ne innamorano. La giovane voce narrante, e forse anche Borges, il vecchio cieco ex campione di biliardo che somiglia allo scrittore argentino, e tutti i giocatori di quel posto di "sogni che cadevano a terra come cappelli".

Pantera non è il primo grande personaggio femminile di Benni, basti citare Margherita Dolcevita per i romanzi, ma ce ne sono anche a teatro, dove Benni ha "sempre lavorato più con attrici che con autori. Perché è piacevole, non lo nego, ma anche perché sono più versatili, hanno maggior grazia nel tener insieme registri drammatici e comici. Io sono uno scrittore tragicomico, con libri che intonano al malinconico, e del teatro m'incanta il silenzio, quello che manda in crisi gli attori comici, che ne hanno il terrore. Cosa c'è invece di più bello a teatro del silenzio, dell'incanto? Le donne non ne hanno paura". Non si tratta di pause, perché "la pausa nel comico è necessaria, deve essere precisa, è parte della musica del comico. Io intendo il passare invece da una situazione di festa al dramma". Un'idea complessa di comicità: "l'ossessione della risata ha creato una comicità meccanica che non è sorprendente, invece il comico deve arrivarmi alle spalle, dovrebbe rifiutare le risate finte, che mi mettono tristezza. Te le devi guadagnare, le risate".

Il libro ha illustrazioni, di Luca Ralli, "un ormone di due metri che finisce nella punta di una matita", e in origine doveva essere un graphic novel, ma nasce da "un trattamento scritto per un cortometraggio animato francese, che si farà, ma con tempi lunghi, perché costoso. Però questa storia volevo raccontarla. Avevo immaginato lo storyboard. Sognavo come era Pantera, quella vera, che avevo io conosciuto 45 anni fa. Di solito voglio lasciare la libertà al lettore di immaginare la faccia dei personaggi, ma ho chiesto a Luca di farmi vedere come è per lui questo mondo. Lo fa molto diverso da come lo pensavo, con persone segnate dalla vita, con tic, logorate e danneggiate ma con voglia di vincere. Mi sono ritrovato a vedere come lui interpreta quel mondo, e mi è piaciuto. Sono intervenuto solo per l'inglese Jones e Pantera, i due campioni che alla fine si sfidano, e dei quali la voce narrante immagina il dialogo sentito da nessuno. Che sia vero no, è quello che immagina, e lo racconta". Con poesia, alla Benni.


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