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Salone 2013: la crisi e l’editoria bolognese

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20130516_145526I bambini la chiamano di continuo, le chiedono consiglio, lei spiega i trucchi per disegnare un viso con le proporzioni giuste, e loro tornano con matite e pennarelli sui fogli. Giulia Sagramola, illustratrice marchigiana da anni sotto le due Torri, è al Salone del libro di Torino per un laboratorio con piccoli artisti dai 7 ai 10 anni. Sono 25, e devono disegnare un personaggio femminile e un mostro. “Gli ho dato i compiti come un editore – scherza – Il personaggio è il mio Piccola Peg, che ho illustrato per la storia di Alessandro Gatti, Piccola Peg va in città (Castoro). Il mostro è un’idea per omaggiare Sendak, visto che sono 50 anni dall’uscita di Nel paese dei mostri selvaggi“. E così ecco sui fogli bestiacce pelose, denti aguzzi e un viso metà ragazza e metà mostro. Un po’ inquietante…  

Ma il vero mostro al Salone è la crisi. Nei padiglioni gli spazi di passaggio si sono allargati, creando vuoti evidenti, praterie, e se gli stand di editori come il Mulino e Zanichelli sono delle stesse dimensioni degli anni scorsi, sono tanti gli editori minori che a questa edizione condividono spazi, cioè le spese. È in fondo anche un segno positivo: non ci si arrende alla crisi, e si vuole comunque mostrare ciò che si è fatto. Perché Torino resta una vetrina importante, anche se altre fiere minori, come Roma, Modena, Pisa, Pordenone stanno diventando più appetibili per i piccoli editori. Anche per questo sette avventurieri, capitanati da Perdisa, cercano nell’area off degli eventi del Salone di acquistare visibilità e proporsi in modo diverso.  

Da Eataly, a pochi passi dal Salone, di fronte al Lingotto, oggi è domani c’è infatti “Altri libri”. Una sala al piano 20130516_161211superiore, sette tavoli, qualche centinaio di volumi, sette editori (Perdisa, La Linea, Laureana, Hacca, DeriveApprodi, :duepunti, Melampo) che hanno pensato che, come i prodotti alimentari di Eataly non si trovano dappertutto, così i loro libri. Perché non trovare un connubio tra altri libri e altri cibi? “In fondo è come per il vino prodotto da Stefano Bellotti – dice Antonio Paolacci di Perdisa presentando un ottimo vino rosso e proponendo un connubio enobibliofilo – Lui è un produttore di vino biodinamico nelle colline del Gavi, fa il vino come si è sempre fatto, facendo fermentare il mosto con il suo lievito naturale, mentre oggi in commercio si trova un vino standardizzato, fatto con metodi industriali. Invece accettando che può fallire l’annata, o andare male un raccolto, si lascia aperta possibilità di avere vino straordinario. Così facciamo noi coi libri. Abbiamo la possibilità di farne di straordinari se non stiamo alla standardizzazione dell’editoria. Continuiamo a fare i libri come si sono sempre fatti!”  

I libri però bisogna anche venderli, questo è il problema. Ad “Altri libri” passano poche persone, “ma ce lo aspettavamo, in fondo è un numero zero”, dice Paolacci. Un po’ come tre anni fa diceva Simone Bedetti, editore digitale da sempre, con Area51. E anche se non può dire che le cose ora vanno a gonfie vele, la situazione è migliorata, “siamo su tutti gli store on line, con circa 3000 download al mese, tra app, ebook e audiobook”. Ma la cosa più interessante è che a poco a poco grazie agli ebook ritornano anche per la piccola editoria i long seller. “Con Simboli sacri degli indiani d’America, uscito nel 2010, all’inizio facevamo 7 copie al mese, ora 25. In libreria saremmo scomparsi subito, e non avremmo mai visto salire le vendite”. Non sono certo cifre alte, ma nelle praterie del Salone fanno pensare.


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