“È bellissimo essere morto! Mi è successo un incidente, i giornali mi han detto tra la vita e la morte, così quando sono uscito tutti mi guardavano stupiti, come un fantasma”. Ride, Paolo Nori, e il pubblico applaude e ride con lui. È molto atteso al Salone del libro. Un po’ per la paura che hanno messo le notizie sul suo incidente nel marzo scorso, un po’ perché di lettori-fan ne ha tanti, un po’ perché presenta un nuovo libro, La banda del formaggio (Marcos y Marcos), in libreria dal 23 maggio prossimo. Storia di un’amicizia tra un editore, Ermanno Baistrocchi, e un suo amico suicida, Paride, detto zioboja. “Questa è un’anteprima, non so bene cosa dire, di solito alle presentazioni si dice quel che si è detto nelle precedenti, quindi vi invito alla prossima che dirò delle cose più intelligenti”.
Il romanzo racconta un’indagine, “ma nei miei libri mai state indagini, io mai scritto gialli. Nei miei libri mi piaceva creare aspettative senza soddisfarle”. Da qualche libro, però, “ho iniziato a cercare di soddisfare le aspettative”. Così ha iniziato a lavorare anche sulla trama, dai Malcontenti in poi, e ha iniziato non solo a scomporre, ma a “accettare il gioco che qualcosa succeda. Anche se le divagazioni restano”.
Ne legge una sul Salone di Torino, visto che ci siamo, “anche se nel libro è ambientata a Roma. Non so perché, per fare l’asino”. L’editore è a Roma, per una fiera letteraria, a giugno, e riflette sui luoghi dove si possa trovare la letteratura. “Non è una parte funzionale alla trama. Il mistero nei gialli è l’unica luce che c’è, come se non esistesse altro al di fuori del delitto da svelare, ma per Baistrocchi non è così”. La vita continua.
Le digressioni riguardano anche riflessioni sulle parole, sulla loro importanza. Nei quaderni di appunti di Paride c’è un dizionario di parole che sente sugli autobus e altrove, un po’ come il Dizionario dei luoghi comuni di Flaubert. In fondo “Giorgio Manganelli diceva che i libri non fatti di parole, non emozioni. Le parole servono per vedere le cose, i luoghi comuni le coprono. Bisogna smontarli. E con Paride bisogna stare attenti a parlare”.
Nel libro ci sono anche parti di altri libri, come quelli sul poeta della Guyana Belga, in cui appare ad esempio Raffaello Baldini. Ma per salutare il pubblico legge un passaggio in cui Ermanno descrive Paride, ma sembra non riuscirci. E prima di farlo si scusa per la sua voce, un po’ affaticata. “Intanto che sono morto mi hanno intubato, e mi hanno intaccato le corde vocali, così faccio fatica a leggere. Ma spero presto di tornare a cantare, per poter rifare dal vivo, a cappella, durante lo spettacolo su Learco Pignagnoli, A chi di Fausto Leali”.